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19 Lug
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Intervista all'autore - Evelyn Gigli

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Scrivere per me era, da ragazza, scrivere soprattutto poesie, sulla natura, sulle stagioni, per compiacermi della loro bellezza, con mille parole e sfumature... Poi, da giovanissima, sempre attraverso dei versi liberi, esprimevo su carta le mie emozioni, le mie riflessioni sui miei primi amori, felici o infelici... e le leggevo e rileggevo. È stato sempre così, anche se, ultimamente, mi cimento in altri generi “letterari”, per così dire...




2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Molta parte di me è presente in questo libro; tutto il periodo giovanile ed oltre, dai trenta ai quarantacinque anni circa, coincidente con la mia grave malattia depressiva. È presente anche, però, la definitiva uscita dal "tunnel", in cui ormai non speravo più.



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Scrivere questo libro è stata per me, inizialmente, una necessità, dettata dal dover annotare appunti autobiografici di vario tipo, nel corso della mia terapia medica. Se posso fare a questo proposito una battuta, ho poi voluto fare " di necessità virtù", prendendo seriamente in considerazione la possibilità di fare pubblicare da Voi questo mio scritto, per comunicare la mia esperienza personale.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

No, la scelta del titolo non è stata affatto semplice, anche se mi pare che quest'ultima decisione sia la migliore fra tutte.



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

Tanti sono i libri che ci fanno sognare o meditare nel corso della nostra vita, ma, se dovessi scegliere, su un'isola deserta, porterei con me "La profezia di Celestino" di James Redfield, letto anni fa e mai dimenticato. La forza, che trapela dai personaggi del romanzo, la consapevolezza dell'energia, dell'armonia che da loro, e dalle loro esperienze di vita, scaturisce, è più avvincente della trama di un thriller.



6. E-book o cartaceo?

I nostri figli, specie se giovanissimi, preferirebbero l' e-book, ma io preferisco il cartaceo.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Questa, come accennato, è la mia prima pubblicazione, ma da sempre, sicuramente, amo più scrivere che parlare, per esprimermi e comunicare. Scrivere è rilassante, permette di approfondire un concetto e di autocorreggersi eventualmente...



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

L'idea di raccogliere ordinatamente tutti gli appunti presi per anni e farne un libro nasce dalla volontà di comunicare le sensazioni ed il dolore che solo colui che vive la depressione può cogliere, ovviamente; nasce dal voler trasmettere il disagio nei confronti dei propri cari, disagio che accresce irrimediabilmente i sensi di colpa del depresso e la consapevolezza di non farcela con le proprie forze. Questo libro nasce però anche dall'esigenza di condividere con gli altri la certezza che la soluzione al problema si può trovare, grazie ad una giusta terapia.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

Dà una grande gioia e positività immaginare che ciò che ha fatto parte esclusivamente del tuo bagaglio possa essere condiviso anche da altre persone che ne siano interessate.



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

Credo che le prime persone siano state i miei figli.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Penso che tutto ciò che di innovativo possa riguardare i libri, si traduca inesorabilmente in una “grande” innovazione.

 

 

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Martedì, 19 Luglio 2016 | di @BookSprint Edizioni

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